L’antidoto è l’uguaglianza.

L’epidemia mette a rischio i diritti.

By Francesco Ferri - Programme Developer Migration

March 23, 2020

«Davanti al virus siamo tutti uguali» è una delle frasi che risuona con più costanza in questi giorni. Se è indubbiamente vero che la provenienza geografica, il genere, l’orientamento sessuale e la condizione economica sono, per il virus, irrilevanti, è altrettanto vero che l’epidemia rende visibile come non mai il carattere diseguale della nostra società.

La condizione dei cittadini stranieri è, tra gli altri, un puntuale indicatore di quanto l’epidemia COVID-19 metta in pericolo anche i diritti. Si pensi, ad esempio, ai grandi centri di accoglienza, agli hotspot, ai centri di permanenza per il rimpatrio. Questi luoghi sono caratterizzati dalla compresenza, in spazi limitati, di molte decine di persone: sono del tutto inidonei per consentire il rispetto delle misure introdotte dal Governo per prevenire il contagio. 

L’Italia è un paese compiutamente multiculturale: oltre cinque milioni di cittadini stranieri risiedono nel nostro paese. Finora la voce, il punto di vista, le prospettive, i bisogni e i desideri dei cittadini stranieri hanno avuto poco spazio nel dibattito pubblico. È opportuno fare in modo che le istituzioni, nel valutare l’impatto della crisi sulla qualità dei diritti e nel progettare le adeguate misure per la tutela dei cittadini, si occupino anche dei diritti dei cittadini stranieri messi a rischio dall’emergenza. Il carattere strutturalmente diseguale del diritto applicato ai cittadini stranieri è, in questi giorni, particolarmente visibile. Se la condizioni giuridica dei cittadini stranieri è, in molti casi, strutturalmente precaria, tale precarietà è esasperata dal contesto di crisi generalizzato in cui ci troviamo.

Tre sono le direttrici intorno alle quali si dovrebbe attestare, per ciò che attiene alla tutela dei cittadini stranieri, l’intervento del legislatore in questa fase. È necessario, nell’ambito delle misure di accoglienza, garantire adeguati servizi, accesso ai diritti e dignitose condizioni di vita. È indispensabile, inoltre, che vengano prese decisioni chiare e tutelanti in relazione alle procedure amministrative e giudiziarie alle quali sono abitualmente sottoposti i cittadini stranieri e che risentono della chiusura degli uffici e dell’incertezza diffusa. È, infine, necessario chiudere i Centri di permanenza per il rimpatrio e gli hotspot: queste strutture sono già ordinariamente caratterizzate da condizioni di vita non tollerabili e sono del tutto inadeguate alla permanenza in un contesto di pandemia.

Accanto agli interventi necessari per gestire la contingenza, è importante ragionare in prospettiva. Non è tollerabile che i cittadini stranieri e i cittadini italiani siano, in questi giorni, accomunati dalle paure, dai bisogni, dai desideri e dalle speranze, ma che siano separati dal diritto. Superata l’emergenza, sarà necessario rilanciare il tema dell’uguaglianza formale e sostanziale: l’attuale situazione di crisi testimonia quanto la configurazione di una società più eguale, giusta, più solidale, più aperta, sia, a beneficio di tutti, un’urgenza non più rinviabile.

A questo link è scaricabile il documento: EMERGENZA COVID-19. L’IMPATTO SUI DIRITTI DELLE/DEI CITTADINE/I STRANIERE/I E LE MISURE DI TUTELA NECESSARIE: UNA PRIMA RICOGNIZIONE  promosso da ActionAid e da decine di organizzazioni solidali. Si tratta di una prima ricognizione sui diritti dei cittadini stranieri a rischio a fronte dell'emergenza COVID-19. Nel documento, inoltre, sono indicati gli interventi necessari per tutelare, in questa fase, anche i diritti dei cittadini stranieri"