Il nostro team di risposta alle emergenze in azione nelle aree più colpite.

L’uragano Matthew colpisce Haiti.

By ActionAid

October 08, 2016

La mattina del 4 ottobre l’uragano Matthew, classificato di quarta categoria, si è abbattuto su Haiti con venti fino a 230 km/h.

Il bilancio ufficiale della Protezione Civile haitiana parla per il momento di 336 vittime, ma se ne teme il triplo. Inoltre 1 milione e 400mila persone necessitano di aiuti umanitari il prima possibile. 200.000 case e 300 scuole sono andate distrutte o rimaste seriamente danneggiate.

Questa nuova catastrofe naturale si riversa su un paese poverissimo e ancora provato dalle conseguenze del forte terremoto del 2010.

Tra i rischi più temuti c’è l’ulteriore diffondersi del Colera, malattia già presente nel paese, che dall’inizio dell’anno ha già contato 27mila contagiati e 240 morti.

L’intervento di ActionAid si sta sviluppando su quattro regioni del Dipartimento di Grand Anse, il più colpito: Roseaux, Jeremie, Beaumont e Abrigots. La priorità è fornire acqua pulita e kits igienico-sanitari per la prevenzione del colera. Ogni kit contiene, tra le altre cose, una bottiglia di soluzione per purificare l’acqua, cloro, sapone e carta igienica. Nella zona di Roseaux 1100 famiglie hanno ricevuto latte, acqua potabile, sapone e biscotti, mentre a Les Anglais (Dipartimento meridionale) sono stati distribuiti 200 secchi con sapone e tavolette di cloro per la disinfezione dell’acqua. Accanto alla fornitura diretta di questi beni, stiamo anche sostenendo finanziariamente partner locali con prestiti monetari, come KPGA che assiste 1.200 famiglie a Grand Anse. Il nostro team di risposta all’emergenza continua la distribuzione in coordinamento con le agenzie internazionali presenti, affinché i kit arrivino dove servono nel più breve tempo possibile.

Stiamo inoltre fornendo rifugi di emergenza nella zona di Jeremie e pianificando la creazione di 8 spazi sicuri per donne e ragazze.

La situazione è in costante evoluzione e il nostro staff in loco sta via via raggiungendo le zone più remote per mappare i bisogni e continuare il lavoro di assistenza umanitaria.