🍪 Policy

Questo sito utilizza cookie tecnici per migliorare la tua navigazione e cookie di analisi statistica di terze parti. I cookie di analisi possono essere trattati per fini non tecnici da terze parti.

Se accetti di navigare in questo sito, acconsenti all’uso di tutti i cookie e, in particolare, per permetterci di usare cookie di profilazione per aggiornarti sulle nostre attività in maniera personalizzata.

Se vuoi saperne di più Clicca qui.

Haitam e Sofian | ActionAid Haitam e Sofian | ActionAid

Haitam e Sofian

“Non possiamo andare da nessuna parte e giriamo spesso in una sola strada, di 200 metri, quando non siamo nei campi a lavorare”.

Haitham, 14 anni, e Sofian, 13 anni sono fratelli. “Siamo fratelli ma anche molto amici. La mattina siamo a scuola mentre il pomeriggio lo passiamo nel campo. Qualche volta giochiamo a calcio insieme e abbiamo anche delle biciclette ma non possiamo andare da nessuna parte e giriamo spesso in una sola strada, di 200 metri soltanto! Ho due sogni: voglio completare la mia istruzione e vorrei davvero avere un parco giochi per giocare a calcio” ci dice Haitham.

Haitham e Sofian sono due dei 5 figli di Fatma. Vivono nel villaggio di Beit Zakariya.

Le giornate di Fatma si svolgono sempre allo stesso modo. Si sveglia presto. Prepara i ragazzi più piccoli per andare a scuola. Fa le pulizie. Fa la spesa. Prepara da mangiare prima che i suoi figli ritornino da scuola.

Esce poco di casa, Fatma.Ma lei, tutto sommato, preferisce così. A causa degli insediamenti israeliani illegali vicini al villaggio, ha paura di andare a far visita a parenti e amici che abitano fuori dal paese. Anche se trascorrere l’intera giornata chiusa in casa finisce per essere frustrante.

Uno dei momenti più brutti della sua vita fu quella volta in cui dovette portare suo figlio da un medico. Un vero problema. Perché a Beit Zakariya manca anche il dottore, non è permesso averlo. Così, Fatma e suo figlio furono costretti a recarsi in un villaggio vicino.

Mi sento come se non esistessi” racconta Fatma. “Nessuno può venire a trovarci senza un permesso speciale. Non possiamo uscire dal villaggio perché è troppo rischioso. Non riesco a costruire una casa o un sistema di riscaldamento perché sennò sarà demolito dalle forze israeliane. Nessuno si preoccupa di noi. Il governo israeliano si preoccupa di noi solo quando manda i soldati di notte a bussare alle nostre porte e chiederci di passare la notte al freddo, mentre loro sono impegnati a cercare chissà cosa nelle nostre case. Io a tutto questo ormai mi sono abituata ma quale futuro attende i miei figli?”

I suoi figli: due di loro riescono a frequentare la scuola di Beit Zakariya. Gli altri devono per forza spostarsi nella scuola dei villaggi limitrofi. Un’ora di autobus. Che però può rivelarsi molto pericolosa.

Perché capita, sempre troppo spesso, che i ragazzi vengano molestati, picchiati e messi in prigione. O addirittura che i militari sparino. È il motivo principale per il quale ragazzi e ragazze lasciano la scuola. Limitandosi, semplicemente, a trascorrere i loro giorni chiusi in casa.

Un destino che potrebbe toccare anche a Haitham, 14 anni, e Sofian, 13 anni, due dei figli di Fatma. Due ragazzi che vorrebbero solo vivere una vita normale.

Condividi sui social:

Segui il cambiamento
Lasciaci la tua email