"Se non coltivo ogni giorno la mia terra, i soldati me la portano immediatamente via".

Jamal

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June 01, 2017

Jamal è un agricoltore palestinese di 62 anni. Le sue giornate cominciano, ogni mattina, alle 5:30. Si alza, prega, si prepara, fa colazione e poi, immancabilmente, raggiunge il suo campo. Dove da anni coltiva viti e prugne.

Quel piccolo pezzo di terra si trova ad appena 15 minuti di cammino da casa. Jamal ci resta tutto il giorno, a lavorare. Gli fanno compagnia i suoi due muli e la moglie, che a pranzo lo raggiunge per mangiare qualcosa insieme.

Fin qui, sembrerebbe tutto normale. Invece, di “normale” c’è ben poco.

Jamal abita a Beit Zakariya. Un villaggio così piccolo, di circa cinquecento anime, che si fa fatica persino a vederlo sulle carte geografiche. Si trova nel territorio palestinese, in Area C,  fra Betlemme e Hebron. Beit Zakariya, però, ha una caratteristica distintiva: il villaggio è completamente circondato dagli insediamenti israeliani illegali e la strada d’ingresso al paese è costellata da posti di blocco stradali militari israeliani e questo complica le cose.

Un altro grande  si aggiunge a tutto questo. Gli abitanti di Beit Skaryanon possono costruire niente, né ricostruire le case già esistenti. Se solo ci provano, arriva subito l’esercito israeliano e demolisce tutto.

Anche Jamal risente di questa situazione. Non può installare un sistema di riscaldamento dotato di generatore e lui e sua moglie riescono a scaldarsi soltanto grazie a una vecchia stufa. In inverno, fa davvero freddo. E così, in queste condizioni, Jamal e sua moglie continuano a vivere, soli, nella loro casa. Soli perché i loro otto figli, ormai adulti, non potevano avere il permesso militare israeliano di costruire una casa e hanno dovuto lasciare la loro terra e la comunità.