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Storia di come è nata la newsletter “Liberiamoli tutti” 

A firma di Davide Del Monte, Presidente info.nodes 


Liberiamoli tutti!

Un anno fa circa ricevo una mail dal giornalista americano Jeremy Singer-Vine in cui mi dice che passerà in Italia e che gli farebbe piacere scambiare due chiacchiere con me. 

Jeremy è il fondatore e l’anima del “Data Liberation Project” un’iniziativa volta a identificare, ottenere, riformattare, pulire, documentare, pubblicare e diffondere set di dati governativi di interesse pubblico. 

Quando finalmente ci incontriamo a Milano mi racconta di tutte le cose che sta facendo per aumentare la cultura del dato negli Stati Uniti e rafforzare le capacità di giornalisti e attivisti a lavorare con i dati per aumentare l’impatto del loro lavoro. In particolare mi colpisce la sua newsletter “Data is plural” in cui ogni due settimana presenta dei dataset di interesse pubblico alle sue migliaia di iscritti e di iscritte. 

Il primo pensiero è alla campagna Dati Bene Comune, a cui insieme ad ActionAid Italia, Ondata e Transparency International Italia, lavoro da ormai il 2021. 

Appena gliene parlo, la prima cosa che mi chiede Jeremy è: “Perché non liberate dei dati anche voi?”. 

Già, perché no! 

Ne parlo subito con i miei colleghi in DBC e in particolare con Andrea Borruso, il cervello – in tutti i sensi – che dà vita a tutte le attività che da ormai tre anni portiamo avanti. La risposta è unanime… facciamolo! 

È così che tra fine 2023 e inizio 2024, nell’ambito di Dati Bene Comune, nasce la newsletter mensile “Liberiamoli tutti!”. 

L’idea alla base dell’iniziativa è banale, ma il lavoro che ogni mese sta dietro alla sua realizzazione è tanto e prezioso: liberare, appunto, un dataset di interesse pubblico, ovvero mettere a disposizione della comunità i dati che possono essere utilizzati per creare prodotti editoriali o di ricerca, per dare maggior sostanza a campagne pubbliche di associazioni e attivisti, per permettere alle organizzazioni interessate a un tema di conoscerlo meglio, grazie a dei dati che esistono, ma che non sono resi accessibili dalle istituzioni che li detengono. 

Con il primo numero sperimentale (il cosiddetto numero zero) proviamo a liberare i dati sugli sbarchi e il ricollocamento dei migranti, pubblicati in formato chiuso e poco utilizzabile, dal Ministero degli Interni.  

Capiamo subito che la cosa funziona, e allora andiamo avanti: liberiamo i dati sui siti contaminati da amianto a Milano ancora da bonificare, grazie a cui MilanoToday pubblica un’inchiesta); i dati sulle scelte alternative all’ora di religione, con i quali UAAR pubblica un report; e poi ancora i dati sui finanziamenti ai partiti, sulla distribuzione del cinque per mille, sul numero e ubicazione delle slot machine, con cui Domani ha pubblicato un approfondimento

Tutti questi dati, liberati mese per mese, vengono ovviamente messi a disposizione di chiunque li voglia utilizzare in uno spazio GitHub aperto e condiviso. L’obiettivo della nostra iniziativa infatti non è la liberazione dei dati in sé, ma promuovere e supportare la circolazione di informazioni che possono essere utilizzate da chi ne ha bisogno. 

“Liberiamoli tutti!” ha già superato i 1.000 iscritti in poco più di sei mesi, ma siamo certi che i numeri possano ancora crescere, e di molto.  

Il nostro obiettivo è infatti quello di far crescere la comunità che rende viva l’iniziativa, stimolando le richieste di dati specifici e il loro riutilizzo per fini sociali o di informazione. facendo capire che chiedere e ottenere dei dati di interesse pubblico non è un reato di lesa maestà verso le istituzioni, ma un diritto che tutti e tutte dovrebbero imparare a esercitare. 

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