Un referendum esistenziale
Nel corso degli ultimi anni, l’impegno di ActionAid per monitorare e analizzare la qualità della democrazia in Italia si è concentrato sul ruolo della partecipazione e sul rapporto di cittadine e cittadini con gli strumenti che definiscono il campo dell’azione politica.
Per la pubblicazione 2025, abbiamo fatto una scelta precisa: offrire uno strumento che contribuisca al successo della consultazione referendaria in tema di cittadinanza. Come organizzazione, ci riteniamo parte integrante di questo processo. Abbiamo preso parte attiva a questo sforzo fin dall’inizio, e con questa convinzione ci siamo messi in moto per realizzare una pubblicazione agile e tempestiva.
Questa edizione è più sintetica rispetto alle nostre precedenti pubblicazioni sulla qualità della democrazia, proprio per riuscire ad arrivare in tempo all’appuntamento referendario. Il nostro racconto si fonda sull’esperienza diretta, ma non si esaurisce in essa. Abbiamo voluto raccogliere e dare spazio a diversi punti di vista, cercando di rappresentare il contributo di chi ha preso parte a questo percorso da posizioni differenti. Non è stato, però, possibile includere tutte le realtà che hanno animato l’esperienza referendaria; ci scusiamo per non essere riusciti a rappresentare ogni componente di questo straordinario sforzo collettivo.
Un piccolo passo indietro. L’edizione 2023 di Qualità della Democrazia è stata dedicata a Spazi civici e partecipazione; in questo contesto abbiamo approfondito il tema dei processi elettorali, interrogandoci sul loro valore come bene pubblico e sulle condizioni necessarie affinché il diritto di voto sia realmente accessibile, significativo ed esercitato in condizioni di equità. Abbiamo analizzato le difficoltà strutturali che limitano la partecipazione elettorale, dall’astensionismo crescente ai meccanismi di esclusione amministrativa e burocratica di settori della popolazione, evidenziando come la qualità della democrazia non si misuri solo nella possibilità formale di votare, ma nelle reali opportunità di incidere sulle scelte collettive, a partire dalle piattaforme elettorali delle forze in campo.
Se nel 2023 ci siamo soffermati sul processo elettorale come strumento cardine della rappresentanza democratica, nel 2025 il nostro sguardo si sposta sulla democrazia diretta e, in particolare, sul referendum come leva di mobilitazione politica e trasformazione sociale. In un contesto segnato da una crescente sfiducia nei confronti della rappresentanza politica tradizionale, i referendum possono costituire un dispositivo essenziale per riattivare il dibattito pubblico e orientare il cambiamento istituzionale.
La mobilitazione intorno ai quesiti referendari investe questioni cruciali come la tutela della cittadinanza e il diritto a un lavoro dignitoso, ma si confronta anche, con l’avvicinarsi del voto, con resistenze e con un preoccupante invito all’astensione, proveniente perfino da forze politiche e rappresentanti istituzionali. Questo scenario costituisce un’occasione preziosa per interrogarsi in modo più approfondito sullo stato della democrazia diretta nel nostro Paese: sulle sue possibilità e sui suoi limiti, sugli ostacoli che ne impediscono il pieno esercizio e sul ruolo che può svolgere nel colmare le carenze della rappresentanza, offrendo spazio e ascolto a istanze spesso escluse dal discorso politico ufficiale.
Tra i diversi referendum, abbiamo scelto di approfondire la nostra riflessione su quello relativo alla cittadinanza. Ricordiamo brevemente che il quesito ammesso dalla Corte Costituzionale propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto ai cittadini extra UE per chiedere la cittadinanza, che verrebbe automaticamente trasmessa ai figli minorenni conviventi; restano, però, invariati gli altri requisiti, come conoscenza della lingua italiana, reddito adeguato e assenza di condanne penali.
Questa consultazione si distingue per il suo valore simbolico: è il primo referendum nella storia repubblicana a essere promosso per garantire diritti a una categoria di persone che, pur vivendo e contribuendo attivamente alla società italiana, non possono esprimersi direttamente attraverso il voto. L’esclusione dal processo democratico di centinaia di migliaia di giovani italiani senza cittadinanza rappresenta una contraddizione che questa campagna referendaria ha messo in evidenza, generando una mobilitazione che ha saputo raccogliere adesioni anche tra chi, pur non essendo direttamente coinvolto, ha riconosciuto la centralità della questione per il futuro democratico del Paese.
ActionAid ha seguito da vicino il percorso del referendum sulla cittadinanza, sostenendone la promozione sin dalle sue fasi iniziali, nella convinzione che il tema della cittadinanza rappresenti una cartina di tornasole dello stato della nostra democrazia. Oltre al merito della proposta, che punta a rendere più inclusivo e razionale il processo di acquisizione della cittadinanza per le seconde generazioni, è utile osservare come questo referendum abbia attivato un ampio fronte di mobilitazione, coinvolgendo associazioni, reti di giovani e gruppi della società civile.
La raccolta firme digitale ha abbattuto molte delle barriere tradizionali all’accesso ai referendum, consentendo una partecipazione più diffusa e orizzontale. Questa nuova modalità deve far riflettere sul ruolo delle strutture politiche tradizionali: se da un lato ha facilitato la raccolta di adesioni, dall’altro ha avviato un processo di ridefinizione del rapporto tra cittadini e istituzioni, mettendo in discussione il peso delle forme tradizionali di politica organizzata nell’esercizio di forme di democrazia diretta.
Questa pubblicazione vuole dunque offrire una riflessione sulla stagione referendaria in corso all’interno di un quadro più ampio di analisi sulla democrazia diretta in Italia. Ripercorriamo l’evoluzione degli strumenti referendari nel nostro Paese, dai referendum storici degli anni alla recente diffusione della raccolta firme digitale, interrogandoci su come questi processi abbiano trasformato il rapporto tra cittadini, istituzioni e politica organizzata.
Il referendum è stato storicamente un potente strumento di partecipazione, capace di incidere profondamente sul dibattito pubblico e sull’agenda politica, anche nei casi in cui non ha portato a un esito immediato in termini legislativi. Inoltre, negli ultimi anni, il suo utilizzo si è trasformato, con nuove modalità di raccolta firme che hanno reso il processo più accessibile, contribuendo così alla riflessione sul ruolo delle forze politiche tradizionali e sulla loro capacità di interpretare le istanze provenienti dalla società civile.
Se in passato l’iniziativa referendaria era strettamente legata all’azione di forze politiche ben definite, oggi assistiamo a un’evoluzione di questo schema, con il protagonismo crescente di comitati indipendenti, organizzazioni della società civile e reti di attivismo informale. La mobilitazione in tema di cittadinanza, in particolare, apre la strada verso un nuovo paradigma: un movimento che si è costruito attorno a una battaglia simbolica per il riconoscimento dei diritti, sfidando le logiche consolidate della politica istituzionale.
L’edizione 2025 di Qualità della Democrazia si propone di essere non solamente un’analisi della stagione referendaria, ma anche un contributo alla riflessione su come rafforzare i meccanismi democratici in Italia, in una prospettiva che metta al centro il valore della partecipazione, della rappresentanza e dell’inclusione. Il referendum rappresenta un momento in cui la cittadinanza attiva può esprimere la propria voce e orientare le scelte politiche del Paese: per questo è fondamentale comprendere come questi strumenti possano essere valorizzati e resi sempre più efficaci, nella consapevolezza delle resistenze e degli ostacoli – espliciti o impliciti – che possono accompagnarne l’attivazione.
In una democrazia matura, però, la partecipazione non può esaurirsi nel solo momento del voto. Deve tradursi in un impegno costante per il rafforzamento dei diritti, l’ampliamento delle opportunità e la costruzione di una società più equa e inclusiva. Il referendum è una tappa importante di questo percorso, ma la sfida che ci attende è più ampia: rendere la democrazia un processo continuo, realmente partecipato e accessibile a tutte e tutti.