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Global Platform

29 Novembre 2022

Un mare di attivismo: racconto di una Summer School di fine estate 

Articolo a cura di Nicola Maraviglia e Michele Sbattella 


Giustizia Climatica e partecipazione giovanile, rabbia ed empatia, diritti e potere, pianificazione e narrazione: queste sono alcune delle parole che hanno segnato i giorni dell’ultima Summer School di ActionAid. A cavallo tra agosto e settembre, a Santa Severa, sul litorale romano, per una settimana più di trenta giovani tra i 18 e i 30 anni hanno portato esperienze e risultati emersi nelle diverse iniziative che ActionAid e Global Platform hanno organizzato in giro per l’Italia per promuovere l’attivismo giovanile. Dopo un lungo periodo di attività prevalentemente online in piccoli gruppi, hanno avuto l’occasione di conoscersi e condividere le proprie pratiche e priorità, finalmente in presenza, con i propri corpi e confrontarsi l’un con l’altra. 

“Ho conosciuto così tante persone speciali, imparato cose nuove, condiviso momenti e parole bellissime, festeggiato, ballato, sbagliato e chiesto scusa, discusso, immaginato e sperimentato il cambiamento che vogliamo insieme a tante e tanti giovani, e mi è piaciuto da impazzire.” (Michele)  

Leadership femminista, intersezionalità, inclusività 

La prima cosa che abbiamo appreso è stata la costruzione di un luogo sicuro, entro cui potersi sentire liberi e libere di esprimere la propria identità, senza temere il giudizio altrui. E l’abbiamo fatto condividendo i principi della leadership femminista, del metodo del consenso e altre metodologie emerse da noi, come nel caso di un workshop autogestito che ci ha permesso di sperimentare l’utilizzo di un linguaggio inclusivo e rispettoso delle divergenze. In conclusione di Summer School con il supporto di Collettivo Fango abbiamo anche praticato un laboratorio di osservazione delle emozioni, utile per valorizzare e tutelare le persone che entrano nei percorsi di attivismo, iniziando da noi stesse. 

E abbiamo potuto assaggiare il potere incredibilmente liberatorio che il ricorso a queste buone pratiche è in grado di creare per tutti e tutte. Potersi confrontare nel reale rispetto delle posizioni e delle voci di tutti e tutte, ha creato un ambiente in cui ci siamo sentite a nostro agio nel discutere dei temi cruciali per il nostro futuro e verso la costruzione di un mondo più giusto e capace di rappresentare e includere le diversità che lo compongono, nonostante la maggior parte di noi si trovasse in compagnia di sconosciuti e sconosciute. 

“L'inclusività e la sensazione di essere garante di un posto sicuro in cui ognun* di noi può esprimere se stessa senza giudizi e paure.” 

Così commenta una delle partecipanti alla domanda su ciò che più ha apprezzato della Summer School.  

Immaginare il mondo di domani e come ottenerlo 

Nei giorni trascorsi insieme abbiamo avuto l’occasione di confrontarci sul mondo che vogliamo costruire e, sui temi che più riteniamo fondamentali per rendere il mondo più giusto, abbattendo i privilegi di cui disponiamo e dando potere a chi non ne ha mai avuto. 

Ad accompagnare le nostre riflessioni, c’era sempre un esperto del campo, in grado di guidarci e suggerirci gli strumenti e le competenze necessarie. Affinchè il nostro attivismo possa avere l’impatto che desideriamo serve la possibilità di immaginarsi soluzioni e di pianificare azioni e ruoli, utilizzando pratiche creative come le carte “Beautiful Troubles” o linee guida per gestire azioni digitali.  

Tra le tematiche che abbiamo affrontato ci sono la giustizia climatica, la partecipazione degli studenti e delle studentesse all’interno delle scuole, la violenza di genere e la condizione delle donne che hanno subito violenza, le condizioni della cittadinanza in Italia e l’integrazione. Queste tematiche sono state il nucleo per elaborare un vero e proprio manifesto generazionale, che possa esprimere la voce comune dei e delle giovani che reclamano un mondo più giusto e dia rappresentazione a una fascia d’età spesso trascurata dai decisori e che invece dovrà sostenere le sfide del futuro.   

Per poter cambiare il mondo, però, purtroppo o per fortuna, non bastano idee e buona volontà. Servono competenze, studio, sensibilità, che stiamo acquisendo grazie ai percorsi attivati da ActionAid per i e le giovani attivisti e attiviste, e che nella full immersion della Summer School abbiamo potuto ulteriormente approfondire, grazie al contatto diretto e al supporto di chi con queste tematiche ci lavora da tempo. 

Abbiamo discusso sul modo migliore per costruire delle campagne politiche efficaci, imparato come comunicarle, e con quali attori dialogare. Ci siamo resi conto di quanto la crisi climatica sia un problema urgente e come abbia una profonda dimensione politica nel privilegio che alcuni Paesi hanno rispetto a quelli che ne subiscono maggiormente le conseguenze. Abbiamo riflettuto su quanto sia sbilanciata la governance delle scuole e quanto non venga data voce a coloro che le vivono quotidianamente, ossia studenti e studentesse. Abbiamo visto l’inadeguatezza delle politiche di sostegno alle donne che hanno subito violenza e che non sono messe nelle condizioni giuste per riappropriarsi delle loro vite. 

Inoltre, abbiamo scoperto che tutto questo non lo dobbiamo fare da soli e sole, ma siamo tante e tanti a condividere questa voglia di cambiamento e possiamo riuscire a sconfiggere la frustrazione e il senso di spaesamento che può accompagnare chi combatte contro i mulini a vento. E soprattutto, farlo insieme, è divertente! 
Durante la Summer School è stato confermata la data delle elezioni politiche, e parlando di partecipazione e di come fare sentire la nostra voce abbiamo individuato uno dei problemi principali per farsi sentire: molte  e emolti giovani che vivono in città diverse da quella in cui risiedono non riescono a sostenere i costi del viaggio. Per questo abbiamo lanciato una campagna, Un biglietto per un voto, con cui raccogliere richieste di supporto da parte di giovani fuori-sede e chiedere un supporto tramite crowdfunding. E’ stata un’occasione preziosa che tra settembre e ottobre ci ha permesso di mettere in pratica le competenze di campaigning, digital marketing e advocacy, allo stesso tempo applicando i principi di azione collaborativa, inclusività e valorizzazione delle emozioni. 

Nelle parole di Giulia:  

“Ho apprezzato la possibilità di affrontare tematiche importanti non solo nei momenti formali e preposti a tali attività, ma anche nei momenti informali e di svago. Segno che i diritti e le lotte per conquistarli non vanno mai in pausa, felice di constatare che fosse un sentimento comune tra i e le partecipanti. Ho apprezzato, come sempre in queste occasioni, la possibilità di conoscere le storie delle persone e creare non solo un network ma anche nuove amicizie.” 

Fare attivismo è bello! 

Per concludere, fare attivismo e lottare per ciò in cui si crede e per provare a cambiare 
realmente l’esistente, può essere non solo appagante ma anche molto divertente. Condividiamo la riflessione, scritta nei giorni immediatamente successivi al termine della Summer School, da Michele, che a Santa Severa ha festeggiato i suoi 30 anni.  

“Sembra un dettaglio, ma per me, che della Gen Z neppure faccio parte, era un po’ un salto nel vuoto e temevo che questo luogo in qualche modo non mi sarebbe appartenuto. 

Mi sbagliavo, e anche se sono riuscito a partecipare per soli tre giorni, questa esperienza mi ha completamente travolto, come un adolescente che scopre il mondo fuori dalla propria zona sicura e si sente sopraffatto, ma vuole assaporare ogni centimetro. 

Ho conosciuto così tante persone speciali, imparato cose nuove, condiviso momenti e parole bellissime, festeggiato, ballato, sbagliato e chiesto scusa, discusso, immaginato e sperimentato il cambiamento che vogliamo insieme a tante e tanti giovani, e mi è piaciuto da impazzire.  

Dopo intense ore di confronto, poche ore di sonno, feste di compleanno in piazzette (meglio, rotonde) sconosciute, bagni al mare che diventano dibattiti sul futuro del pianeta e di chi lo abita, chiacchierate fino a tarda notte, caffè discutibili, passeggiate notturne verso negozi chiusi, posso tornare ad abbracciare i miei trent’anni con un nuovo entusiasmo, con la fiducia nelle persone, con la passione per il cambiamento, convinto che non sia mai il momento sbagliato per costruire un futuro diverso, più giusto e attento alle differenze, che si prenda cura di tutte e tutti, che rispetti la salute del nostro pianeta, insomma, in una parola: migliore.” 

 

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