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La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è drammatica, con oltre due milioni di persone colpite da una crisi senza precedenti.

Le recenti escalation hanno causato danni devastanti alle infrastrutture essenziali: ospedali, scuole e reti idriche sono al collasso, lasciando oltre 800.000 persone senza accesso sicuro all’acqua e con un’elettricità limitata a poche ore al giorno. Gli ospedali, privi di carburante ed elettricità, faticano a garantire cure essenziali, mentre la popolazione vive in condizioni di estremo disagio psicologico e fisico. In particolare, donne e bambini sono i più vulnerabili, esposti a traumi profondi e a rischi di violenza di genere.

Siamo presenti in Palestina dal 2007

Questo ci ha permesso, insieme ai nostri partner locali, di intervenire fin dalle prime fasi di quest’ultima crisi, pur in una situazione di estrema difficoltà. Il nostro piano d’intervento si è focalizzato su:

  • Distribuzione di beni essenziali: cibo, kit igienici e materiali di primo soccorso. Abbiamo raggiunto più di 230.000 persone solo a Gaza.
    Durante l’estate 2025 stiamo facendo il possibile insieme ai nostri partner locali per distribuire 6000 metri cubi di acqua potabile al giorno.
  • Supporto psicologico: più di 4.000 donne e bambini hanno ricevuto supporto psicologico e protezione
  • Advocacy e sensibilizzazione: appelli per il cessate il fuoco e la creazione di corridoi umanitari per garantire l’accesso agli aiuti necessari. Troppe volte il blocco del valico di Rafah ha causato estreme difficoltà alle organizzazioni umanitarie nel portare gli aiuti indispensabili alla popolazione.

Secondo i dati ONU, dal 7 ottobre 2023 a luglio 2025 tra le 50.000 e le 80.000 persone sono state sfollate massivamente con la forza dall’esercito israeliano.

A Gaza oramai il sistema sanitario è completamente al collasso, trovare cibo è molto difficile, le banche sono chiuse e non circola contante.

Anche il nostro staff locale fatica a garantirsi un pasto al giorno, ma nonostante questo viene fatto tutto il possibile per continuare l’azione umanitaria.

I varchi sono spesso chiusi. A Gaza la maggior parte degli aiuti umanitaria e dei rifornimenti sono sempre arrivati da fuori. Dall’inizio dei bombardamenti nel 2023 è sempre più complesso far entrare aiuti, che prima passavano arrivavano tramite l’Egitto e la Cisgiordania.

Il nostro obiettivo resta garantire la distribuzione di cibo e beni di prima necessità.

Chiediamo costantemente trasparenza e accountability affinché i responsabili dei crimini contro i civili rispondano delle loro azioni.

Sostieni il nostro intervento

Photocredit: Ebrahim Hajjaj/Reuters – Mahmoud Issa/Reuters – Dawoud Abu Alkas/Reuters – Natalie Shooter/ActionAid – Hatem Khaled/Reuters

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