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Rita ha 33 anni, due figli e un marito disoccupato. Questa giovane donna è impegnata da maggio a dicembre nella raccolta delle ciliegie e nell’acinellatura, taglio e imballaggio dell’uva. Proprio per l’acinellatura – un passaggio molto delicato che consiste nell’eliminare manualmente, dai grappoli di uva da tavola, gli acini meno sviluppati – sono scelte di preferenza le donne. Durante l’inverno, invece, va a raccogliere le arance spostandosi in un’altra provincia.

La sua non è una vita facile: «Mi alzo alle 4 del mattino, da settembre alle 5 perché prima c’è ancora buio, e rientro a casa fra le 12.30 e 14.30. Il pomeriggio torno al lavoro, tranne da ottobre in poi perché fa scuro presto. Quando torno a casa non so da dove iniziare: devi cucinare, devi pulire, e se è il periodo della scuola devi aiutare i bambini a fare i compiti. Non hai proprio la forza di seguire i figli; ti rendi conto che comunque crescono e chiedono aiuto, e tu non riesci ad aiutarli. Hai solo voglia di dormire e appena ti stendi nel letto ti vengono i sensi di colpa».

Rita per i figli vorrebbe un futuro diverso dal suo. «Non voglio che i miei figli facciano il mio lavoro, per questo dico sempre a mia figlia devi studiare, se no poi finisci come mamma a lavorare in campagna. Io lo faccio perché non c’è altro. Lavoro nei campi da quando è nata mia figlia, 10 anni fa. Ho imparato a 14 anni con l’acinino (ndr. acinellatura) però poi ho lasciato perché era faticoso e io ero troppo piccola. Ho lavorato come commessa, poi mi sono sposata e ho trovato lavoro in un’azienda ma dopo essere rimasta incinta del secondo figlio non mi hanno rinnovato il contratto. Così sono ritornata a lavorare in campagna. Spero di non finire come le colleghe più anziane, perché mi spaventa vedere come si sono ridotte. Io vorrei solamente un lavoro più adatto a una mamma, e un lavoro per i mesi invernali.»

Rita vorrebbe più tutele sul lavoro e nella cura dei figli. «Vorrei un aiuto per i miei figli, come il tempo prolungato a scuola, qualcosa che mi possa aiutare a seguirli. Per il più piccolo, una baby-sitter o un asilo che apra presto, per lasciarlo in buone mani. E vorrei non stare così male a causa del lavoro. Mentre lavoro le mani e le braccia si bloccano. Anche quando torno a casa, mentre dormo, sento un formicolio alle mani. Non ho fatto visite specialistiche per mancanza di tempo e perché sono costose. Ormai abbiamo le gambe che sono irriconoscibili: io e le mie colleghe non ci mettiamo più la gonna, le nostre gambe sono orribili. Dovremmo portare le calze elastiche, perché stiamo sempre in piedi, ma quando fuori ci sono 40°, che sotto i tendoni dell’uva diventano 46°-47°, non è possibile indossarle. E la paga è bassa: questo dovrebbe essere il mio secondo anno di disoccupazione agricola, ma ogni anno c’è un problema di giornate registrate, sono sempre meno di quelle che faccio».

Rita è una delle donne coinvolte nel progetto Cambia Terra di ActionAid che ha come obiettivo contribuire a creare inclusione sociale e ridurre la povertà delle donne braccianti nei Comuni di Bari, Adelfia, Noicattaro e Rutigliano. Il progetto è co-finanziato dalla Fondazione Poste Insieme Onlus ed è implementato in partenariato con Labsus – Laboratorio della sussidiarietà e con le reti sociali dei Comuni interessati.

Per saperne di più leggi il Rapporto “Donne, Madri, Braccianti”.

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