Nessuna emergenza: gli accolti in veneto sono lo 0,19% della popolazione residente.
ActionAid e Openpolis: in veneto diritti dei minori a rischio
Boom di centri inadeguati: quasi 27 volte in più i Msna nei Cas Minori rispetto al 2018.
3 i centri temporanei in Veneto: ex caserme, container e zero servizi
La logica dell’emergenza, anche quando non esiste, guida l’approccio all’accoglienza fatto di prassi al limite della legittimità. Le persone accolte a fine 2023 sono solo lo 0,19% di chi vive in Veneto, incidenza leggermente inferiore a quella nazionale. Il circuito Sai continua a non essere il principale e il Veneto non fa eccezione: con un dato inferiore alla media nazionale (22,6%) le persone ospitate nel Sai (688) sono una quota residuale, il 7,4%. Il rimanente 87,8% è ospitato nei centri straordinari (8.166), che costituiscono anche nelle province venete la reale ossatura del sistema. 450 (pari al 4,8%) sono infine le persone accolte nell’unico centro di prima accoglienza presente in regione, nella provincia di Treviso. È la fotografia che ActionAid e Openpolis fanno dei centri di accoglienza straordinaria, governativi e dei centri a gestione degli enti locali con il report “Accoglienza al collasso. Centri d’Italia 2024”. Analisi e piattaforma online che vuole fare luce su quanto accade alle persone richiedenti asilo e rifugiate in Italia, centro per centro, a partire dai dati ottenuti con richieste di accessi agli atti al Viminale.
Anche in Veneto diritti dei minori soli a rischio. Tra 2018 e 2023 i minori soli in Veneto aumentano di oltre 4 volte: dai 60 accolti nei diversi circuiti dell’accoglienza gestita dal Viminale nel 2018, ai 247 di fine 2023. Sebbene aumentino le presenze anche nel circuito del Sai (da 54 nel 2018 a 80 nel 2023), a crescere sono soprattutto i Msna nei Cas minori: in questo tipo di centri, senza servizi adeguati all’accompagnamento di giovani stranieri all’autonomia, assenti nella regione tra il 2019 e il 2021, i minori soli passano da 6 a fine 2018 (7 nel 2022) a 167 a fine 2023, aumentando di quasi 27 volte in 5 anni, e rappresentano il 67,6% del totale dei minori accolti in Regione (tra Cas e Sai). Tra i soggetti gestori dei Cas minori, anche la cooperativa Ekene (che amministra anche 232 posti in Cas adulti nella regione) soggetto spesso al centro di vicende di cronaca e specializzato in centri di detenzione amministrativa che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza: attualmente amministra i Centri per il rimpatrio di Roma Ponte Galeria, Gradisca di Isonzo e Milano Corelli. Non certo la specializzazione e la competenza che ci si aspetta nell’accompagnamento all’autonomia di giovani adolescenti. A completare il quadro critico per i diritti dei minori soli nella regione, si registrano numerosi inserimenti di Msna in strutture per adulti: il Veneto è la quinta regione in Italia a fine 2023 e la quarta ad agosto 2024 per questa forma di accoglienza promiscua, per la quale hanno espresso preoccupazione sia il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che la Garante per i diritti dell’infanzia, al momento del varo del decreto 133/2023, che legittima tale prassi nei fatti senza considerare la necessità di tutelare il superiore interesse del minore. Sono 82 i Msna accolti in centri prefettizi per adulti a fine 2023, di cui 45 nel Centro di Prima Accoglienza di Treviso; e 27 alla fine di agosto 2024 (di cui 16 nel menzionato Cpa).
Sistema Sai residuale, boom di Cas. Esaminando i circuiti dell’accoglienza a livello regionale, a fine 2023, i posti Sai sono notevolmente sotto la media nazionale e si registra un ulteriore sbilanciamento verso il sistema dei Cas, con le province di Belluno e Treviso a garantire solamente poco più del 4% dei posti nel sistema in capo ai comuni (Sai). Treviso inoltre è la quinta prefettura in Italia per capienza media dei Cas adulti e oltre l’88% dei posti si concentra in grandi strutture (sopra ai 50 posti): escludendo l’ex caserma Serena (Centro di Prima accoglienza secondo i dati comunicati dal ministero dell’Interno, ma “ordinario” Cas da 450 posti, negli atti di gara della competente Prefettura), la capienza media delle 13 strutture (per i 1021 posti garantiti) è di oltre 78 posti. Inoltre, la stessa provincia si caratterizza per una scarsa distribuzione dell’accoglienza nei comuni che la compongono: sono solo 12 su 94 gli enti locali interessati da una forma di accoglienza sul territorio (sia essa Sai, Cpa o Cas). Non va poi troppo meglio nelle province di Padova (2192 posti Cas e 187 Sai), Rovigo (347 posti Cas e 30 Sai) e Verona (1473 posti Cas e 128 Sai), dove i cas rappresentano il 92% circa del sistema locale e il Sai il rimanente 8%. Leggermente migliore la situazione delle province di Venezia e Vicenza, ma ancora molto al di sotto della media nazionale, rispettivamente con 151 (12,3% del sistema provinciale) e 234 (15,4% del sistema provinciale) posti Sai. Limitandoci al solo circuito dei Cas, a fine 2023 si registrano, per la maggior parte, presenze in centri in modalità in rete (fino a 20 posti), pari al 54,5% degli accolti nel circuito prefettizio in Regione, per un totale di 4356 persone. Ma rispetto a fine 2022, quando ospitava il 61,9% degli accolti, questa tipologia di centro vede ridimensionato il proprio peso nel sistema regionale poiché è il tipo di struttura in cui il numero delle persone ospitate a fine 2023 aumenta meno.
I centri temporanei in Veneto. “Non sono rilevati a livello centrale”. Così risponde il Ministero dell’interno alle richieste di rilascio dei dati su Minori Stranieri non accompagnati, così come non fornisce – perché non li ha – i dati sui centri straordinari temporanei nati nel 2023 sotto il Governo Meloni e di cui non si conosce nulla. Il Sistema di accoglienza italiano è sempre più impenetrabile e caotico e anche il Veneto ne è lo specchio. Nonostante l’ostruzionismo del Viminale, e l’asserita assenza di dati – che configurerebbe una grave violazione dovendo il Ministero garantire standard dignitosi e uniformi di accoglienza sul territorio nazionale, nonché vigilare sui contratti – nei dati rilasciati, classificati come “ordinari” centri straordinari, si trovano tracce dei centri temporanei (ex art. 11 comma 2 bis del dlgs 142/2015) proprio in Veneto, che trovano riscontro, purtroppo, in notizie di cronaca. Non a caso si fornisce di fatto solo vitto, alloggio e assistenza sanitaria di base. Non sono previsti servizi sociali. Né sostegno di alcun tipo. Secondo i dati del Ministero, due sono i Cas temporanei istituiti presso l’ex Aeroporto Allegri di Padova: un centro da 20 posti e uno per minori da 38 posti, nati a settembre 2023 e fatti di container, in condizione di promiscuità di fatto, come denunciato più volte da molte associazioni del territorio. L’altro Cas temporaneo che si rileva dai dati, indicato peraltro come Cap (probabilmente acronimo di Centro di accoglienza provvisorio) è istituito nel perimetro della menzionata struttura dell’ex caserma Serena, presso la palazzina “Comando”, con una capienza di 200 posti. Il centro è gestito, con assegnazione diretta, da Nova Facility Srl, già ente gestore dall’aprile 2023 del Cpa (secondo la definizione del Viminale) da 450 posti presente nella medesima caserma. Ben conosciuto nelle cronache locali e nazionali, il ctitato ente gestore amministrava infatti tra gli altri, con molte critiche, l’hotspot di Lampedusa, prima di essere rimpiazzato per decreto dalla Croce Rossa.
Nessuna programmazione e gestione irrazionale. A livello nazionale, i dati mostrano come in mancanza di una gestione razionale si tende ad aggirare il diritto ad un’accoglienza dignitosa, colpendo le persone migranti: da un lato si riempiono le grandi strutture fino a farle straripare e dall’altro si procede in maniera indiscriminata con le revoche dell’accoglienza, cioè si toglie il posto assegnato alle persone nei centri con prassi di dubbia legittimità. In Veneto il fenomeno del sovraffollamento ha una caratteristica peculiare nella sua diffusione (escludendo situazioni di sovraffollamento leggero, fino a 5 persone oltre la capienza). Nell’ultimo giorno del 2023, infatti, si registrano presenze in esubero in strutture di ogni dimensione: 113 in strutture molto grandi (834 presenze per 721 letti in 6 centri tra 50 e 300 posti), 279 in grandi centri (795 accolti per 516 posti in 14 strutture tra 20 e 50 posti) e 134 nei centri piccoli (260 persone per 126 posti). Tale diffusione, unita a punte critiche – ad esempio 4 centri sotto i 20 posti che, per 63 posti complessivi, contano 90 presenze in più – fa ipotizzare possa essere avvenuto un aumento ingente di capienza (come stabilito dall’art. 7 del decreto legge 133/2023), altro aspetto che il ministero dell’interno non consente di monitorare centralmente. Il quadro relativo alla gestione irrazionale del sistema è completato da 370 posti vuoti (distribuiti in 130 strutture) a fine 2023: un dato che mostra l’illegittimità della soluzione dei menzionati centri temporanei, poiché per legge in tali strutture poco dignitose, può essere disposta l’accoglienza esclusivamente “nelle more dell’individuazione di disponibilità di posti nei centri governativi”.
Nessuna trasparenza: affidamenti diretti e revoche dell’accoglienza. Al caos amministrativo e all’assenza di programmazione, la soluzione del Ministero è azzerare la trasparenza nella gestione dei Cas, anche in Veneto, seppur con alcune differenze rispetto al livello nazionale. Nel 2023, si rileva un valore leggermente inferiore alla media nazionale, ma comunque allarmante: gli uffici territoriali del governo veneti hanno garantito un’accoglienza ridotta a guardiania, a scapito di trasparenza e diritti delle persone accolte con affidamenti diretti che rappresentano oltre il 64,7% dei contratti. Se, in controtendenza, le assegnazioni dirette erano state maggiori nel 2022 (71,4% del totale dei contratti), nei primi 10 mesi del 2024 però, la procedura meno trasparente non è mai stata utilizzata. Il sospetto poi è che, così come a livello nazionale, anche a livello regionale, le revoche siano servite per trovare posti liberandoli ad ogni costo. Se nel 2022 le revoche erano state complessivamente 1.908, nel 2023 il dato è di 3.726 revoche e, nei primi 9 mesi del 2024, di 2493.
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