ActionAid: “La nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU su Gaza, pur essendo un passo in avanti verso la fine delle ostilità, rafforza l’occupazione”
Tuttavia, alcune delle sue disposizioni rischiano di consolidare, anziché risolvere, le vere cause del conflitto: continuare a imporre il controllo e la supervisione sul popolo palestinese, senza limiti di portata e durata; limitare l’autonomia palestinese in materia di governance, sicurezza, territorio e accesso umanitario; non fornire una chiara responsabilità al popolo palestinese; rendere condizionata l’autodeterminazione, quando invece è un diritto fondamentale.
“Le misure temporanee possono essere utili per fermare l’emorragia oggi. Ma i palestinesi continuano ad essere uccisi ogni giorno dal fuoco israeliano in tutto il territorio palestinese occupato, e le autorità israeliane continuano a ostacolare l’azione umanitaria in innumerevoli modi da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco cinque settimane fa”, ha sottolineato Jamil Sawalmeh, Direttore di ActionAid Palestina. “Se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ritiene necessaria una supervisione esterna, deve garantire che tali misure siano dirette alle autorità israeliane, ritenute dai propri organi responsabili di gravi crimini”.
ActionAid esorta gli Stati membri delle Nazioni Unite a garantire che questa risoluzione non diventi uno strumento per controllare ulteriormente il popolo palestinese con il pretesto di creare stabilità. La sua efficacia e legalità risiedono nel modo in cui verrà attuata.
Secondo il diritto internazionale, compreso il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia, gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno l’obbligo di garantire che l’occupazione sia terminata, non gestita o sostituita.
Qualsiasi struttura di transizione deve avere una durata chiaramente definita e garantire che i palestinesi stessi siano coinvolti nel processo decisionale per ricostruire e governare le proprie comunità.
Qualsiasi piano credibile per il futuro deve dare priorità alla responsabilità per i crimini commessi, senza doppi standard, e rimuovere tutte le barriere all’autodeterminazione palestinese, senza condizioni o manipolazioni politiche. La comunità internazionale deve sostenere, e non soppiantare, la capacità delle istituzioni palestinesi e della società civile di fornire aiuti salvavita e assistenza alla ricostruzione, e creare giustizia per tutti, responsabilizzando le donne e i giovani.
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