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Monitoraggio indipendente evidenzia gravi criticità nel modello Albania  

Il 17 e 18 giugno 2025, una delegazione composta da rappresentanti del Tavolo Asilo e Immigrazione, insieme agli On. Rachele Scarpa e On. Matteo Orfini, ha effettuato una visita di monitoraggio indipendente presso il centro di trattenimento di Gjader, in Albania. La struttura ospita circa 30 trattenuti, trasferiti dai CPR italiani nell’ambito del cosiddetto modello Albania.  

Nelle ultime settimane non si sono registrati nuovi trasferimenti coatti verso il centro. È probabile che questa sospensione sia collegata alla recente ordinanza della Corte di Cassazione penale, che ha rinviato alla Corte di giustizia dell’Unione europea la valutazione della compatibilità del modello con il diritto dell’Unione, in particolare con quanto previsto dalla direttiva rimpatri e dalla direttiva procedure. Si tratta di un passaggio giuridico cruciale, che mette in discussione la legittimità dell’intero impianto normativo alla base del trasferimento di persone già sottoposte a trattenimento in Italia.

Durante la visita, i colloqui con le persone trattenute hanno restituito un quadro complessivo di grave vulnerabilità psichica e isolamento giuridico. Alcune frasi raccolte nel corso degli incontri sono particolarmente emblematiche: “sono morto dentro”, “se le persone non hanno quello di cui hanno bisogno, impazziscono”, “ho scelto l’avvocato a caso da una lista, riesco a parlarci pochissimo”. Queste parole danno voce a una condizione di prostrazione e spaesamento che riguarda molti dei trattenuti, e rendono evidente l’assenza di garanzie effettive, sia sul piano del sostegno psicologico che dell’accesso alla tutela legale.

La sofferenza psicologica è emersa in modo diffuso: in parte collegata a traumi precedenti, in parte – secondo quanto dichiarato – direttamente causata dal trasferimento coatto in Albania, vissuto come un evento disorientante e privo di prospettive. Non appare casuale, infatti, che la Commissione Vulnerabili – che ha il compito di valutare l’eventuale presenza di condizioni di  incompatibilità di ordine sanitario con la permanenza nei CPR tra le persone trattenute – ogniqualvolta interpellata, risulta aver decretato l’idoneità dei soggetti esaminati alla permanenza in comunità ristretta, circostanza che appare confermare una generale inadeguatezza della struttura.    

Alcune persone presentano condizioni fisiche che necessitano di una presa in carico sanitaria immediata in Italia. Particolarmente critica è anche la situazione dell’assistenza legale: molte persone hanno riferito di non riuscire a parlare con il proprio avvocato, o di farlo solo in maniera sporadica e non riservata. Altri si trovano in Italia da vent’anni, con figli, mogli, famiglie e reti sociali consolidate: l’allontanamento dall’Italia ha prodotto una frattura violenta e ingiustificata nelle loro vite.

Alla luce di quanto osservato, il Tavolo Asilo e Immigrazione e il gruppo parlamentare di contatto chiedono l’immediata sospensione del progetto di trasferimento in Albania e la cessazione della permanenza delle persone trattenute nel centro di Gjader. Ribadiscono la richiesta di chiusura definitiva della struttura e sollecitano l’attivazione urgente di meccanismi effettivi di presa in carico socio sanitaria delle persone attualmente trattenute a Gjader. È indispensabile fermare tempestivamente una sperimentazione pericolosa e opaca, che rischia di minare in profondità i fondamenti dello Stato di diritto.  

 


Per informazioni:   
Ufficio Stampa ActionAid   
Alice Grecchi +339.5030480 – [email protected]   
Paola Amicucci +39.3457549218 – [email protected]   
Claudia Bruno +39.3311336562 – [email protected]    

 

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