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Forme di violenza di genere sommerse e ancora troppo spesso ignorate in Italia  

Parte SAFE, il nuovo progetto europeo guidato nel nostro Paese da ActionAid per prevenire e contrastare queste due gravi violazioni dei diritti umani attraverso il lavoro con comunità, attori locali e istituzioni.  

“Avevo circa dodici anni e stavo trascorrendo uno di quei lunghi e lenti pomeriggi estivi a casa di mia nonna, in un piccolo villaggio egiziano. Le donne erano sedute nel cortile, parlavano a bassa voce mentre sbucciavano le verdure. Poi, all’improvviso, arrivarono due donne che non conoscevo. Mia zia chiamò mia cugina — poco più grande di me — e la portò via, senza darmi alcuna spiegazione. Chiesi dove la stessero portando. “Tornerà presto”, rispose qualcuno. Ma quando tornò, qualcosa in lei era cambiato. Per giorni non mi fu permesso vederla. Di notte, la sentivo piangere dietro le pareti sottili. E quando finalmente la rividi, non mi guardava negli occhi. Non parlava. Si muoveva lentamente, con cautela. Solo anni dopo compresi cosa fosse successo: aveva subito una mutilazione genitale femminile. Quel momento non mi ha mai abbandonata.  Mi ha insegnato che alcune delle forme più gravi di violenza non lasciano cicatrici visibili, ma lasciano il silenzio. Ed è proprio contro quel silenzio che ho deciso di dedicare il mio lavoro” racconta Riham, Community Expert per ActionAid e Youth Ambassador per il network europeo di contrasto alle mutilazioni genitali femminili (End FGM EU Network) 

Sono oltre 230 milioni le donne e le ragazze nel mondo che hanno subito mutilazioni genitali femminili (MGF) e circa 650 milioni quelle che si sono sposate prima dei 18 anni. Due fenomeni spesso trattati separatamente, ma che condividono le stesse radici profonde: le disuguaglianze di genere, il controllo patriarcale sui corpi femminili, la negazione dei diritti fondamentali. Il fenomeno resta diffuso anche nel nostro Paese. Secondo l’ultima stima disponibile (Università Milano-Bicocca, 2019), in Italia vivono circa 87.600 donne con MGF. Le donne più colpite provengono da comunità migranti nigeriane ed egiziane, con scarsa tutela istituzionale e percorsi di emersione ancora troppo limitati. Dall’entrata in vigore del Codice Rosso, con l’introduzione dell’articolo 558 bis, sono stati registrati 107 reati di matrimonio forzato, che principalmente coinvolgono donne con nazionalità pakistana o bengalese.   

È in questo contesto che nasce SAFE Support and Aid for Female Genital Mutilation and Early and Forced Marriage, un progetto europeo co-finanziato dal programma CERV (Cittadinanza, Uguaglianza, Diritti e Valori) della Commissione europea che andrà avanti fino a settembre 2027. L’iniziativa, attiva in sei Paesi – Italia, Germania, Irlanda, Spagna, Francia e Belgio – mira a prevenire e contrastare le MGF e i matrimoni precoci e forzati attraverso attività di advocacy, formazione, empowerment e sensibilizzazione delle comunità locali. In Italia il progetto è coordinato da ActionAid, attiva dal 2016 con programmi di prevenzione che pongono al centro le figure di Community Expert: donne e uomini appartenenti alle comunità più a rischio, professioniste e professionisti che guidano le attività di informazione e sensibilizzazione, agendo come ponte tra comunità e attori professionali dei servizi, in particolare a Milano e Roma. SAFE vuole rafforzare il lavoro in rete, coinvolgendo scuole e centri giovanili, centri antiviolenza, servizi socio-sanitari, istituzioni e comunità religiose. Allo stesso tempo, saranno avviate attività di informazione e sensibilizzazione rivolte a persone rifugiate e richiedenti asilo, insieme a percorsi formativi per figure di riferimento nelle comunità, con l’obiettivo di diffondere messaggi di prevenzione e contrasto rispetto a queste pratiche dannose.   

Un approccio sistemico e intersezionale è alla base dell’impegno di ActionAid. A livello locale, l’organizzazione collabora con attori di diversi settori per implementare il modello di catena di intervento co-sviluppato nelle città di Milano e Roma, promuovendo anche messaggi di advocacy rivolti alle istituzioni. A livello europeo, ActionAid è parte della rete End FGM EU, una coalizione di oltre 39 organizzazioni impegnate nella prevenzione e nel contrasto delle mutilazioni genitali femminili in tutta Europa.  

Stella, Community Expert e Senior Ambassador del Network End FGM EU, dichiara: “Essere nominata Senior Ambassador è per me una grande opportunità. Lavoro da anni in Italia su questi temi e questo nuovo ruolo mi permetterà di crescere ancora, portando nel nostro Paese le competenze e le esperienze che acquisirò a livello europeo. È anche un’occasione preziosa per collaborare con altre attiviste provenienti da diversi Paesi: solo unendo le forze possiamo davvero fare la differenza e raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci siamo posti nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili”.  

SAFE – Support and Aid for Female Genitale Mutilation and Early and Forced Marriage è co-finanziato dalla Commissione europea – Programma CERV (Cittadinanza, Uguaglianza, Diritti e Valori) ed è implementato in sei paesi europei da ActionAid (Italia), Terre des Femmes (Germania), AkiDwa (Irlanda), Save a Girl Save a Generation (Spagna), Equipop (Francia) ed End FGM EU Network (Belgio).  

 


Per informazioni:   
Ufficio Stampa ActionAid   
Alice Grecchi +339.5030480 – [email protected]   
Paola Amicucci +39.3457549218 – [email protected]   
Claudia Bruno +39.3311336562 – [email protected]      

 

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