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Paura per un’invasione di terra

A Rafah si teme un’imminente invasione di terra che avrebbe conseguenza disastrose.

Nell’area infatti vivono adesso 1,4 milioni di persone, 5 volte la popolazione usuale della zona. I rifugi sono sovraffollati, le condizioni ogni giorno più disperate.

Un attacco di terra causerebbe un alto numero di vittime e aumenterebbe ancora di più la difficoltà già alta nel portare aiuti alla popolazione.

A Gaza al momento non c’è più alcun posto dove fuggire e rifugiarsi al sicuro. Negli ultimi quattro mesi l’85% dei suoi 2,3 milioni di abitanti ha dovuto abbandonare la propria casa. In molti sono stati sfollati più volte, costretti a spostarsi in cerca volta volta di un nuovo rifugio.

Sovraffollamento e mancanza di cibo

In conseguenza di questi grossi movimenti della popolazione, a Rafah le infrastrutture e le risorse non sono in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni degli sfollati che continuano però ad arrivare a migliaia.

Le tende occupano ogni spazio ancora disponibile.

In questa situazione la mancanza di cibo mette ogni giorno a ulteriore rischio le persone, come testimonia il nostro staff. Oramai ogni persona soffre la fame, la gente si è ridotta a mangiare erba. Al massimo è possibile avere a disposizione 1,5-2 litri di acqua a persona, comunque non potabile.

Riham Jafari, Coordinatrice Advocacy e Comunicazione di ActionAid Palestina sottolinea la drammaticità della situazione: “Siamo profondamente preoccupati. Dobbiamo essere assolutamente chiari: qualsiasi intensificazione delle ostilità a Rafah sarebbe assolutamente disastrosa. Più di 27.000 persone sono già state uccise in questo incubo che dura da mesi: dove mai dovrebbe andare la popolazione di Gaza, stremata e affamata? Le persone sono ormai così disperate che mangiano erba nell’ultimo tentativo di evitare la fame. Nel frattempo, infezioni e malattie dilagano in condizioni di sovraffollamento. L’unica cosa che impedirà a questa situazione di andare ancora più fuori controllo è un cessate il fuoco immediato e permanente: è l’unico modo per impedire la perdita di altre vite e per consentire l’ingresso di aiuti salvavita nel territorio”. 

Tra i beni mancanti a Rafah e in tutta Gaza anche vestiti adeguati al freddo, alla pioggia e alla vita in tenda.

La testimonianza di Iman

Iman è una madre di quattro figli che vive attualmente in un campo sfollati. Sia lei che il marito sono gravemente ipovedenti: “È molto difficile per una persona ipovedente vivere in una tenda. Non posso fare il bucato, non posso cucinare e non posso accendere il fuoco per cucinare. L’inquinamento ambientale provoca diarrea, vomito e mal di stomaco, per non parlare del disagio emotivo che stiamo affrontando. Anche chi è sopravvissuto alla Nakba del 1948 ha detto che questi sono tempi più bui da allora. Per fortuna il pane è di nuovo disponibile, ma purtroppo non abbiamo i soldi per acquistarlo”.

E continua “Giuro su Dio onnipotente che i miei figli hanno solo i vestiti che indossano… È così difficile vedere i propri figli soffrire di incontinenza a causa della paura della guerra. I bambini bagnano i loro vestiti… e non hanno nulla da indossare finché non vengono lavati e asciugati. Ciò di cui ho bisogno in questo momento sono vestiti e cibo per i miei figli, cibo nutriente. I capelli dei bambini stanno cadendo”.  

È necessario ribadire l’assoluta necessità del cessate il fuoco

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Photocredit: Ibraheem Abu Mustafa/Reuters

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