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Non si arresta la crisi umanitaria al confine tra Bangladesh e Myanmar.

400.000 persone di etnia Rohingya sono fuggite in Bangladesh dall’inizio delle violenze scoppiate a fine agosto scorso nello stato del Rakhine in Myanmar.

Condanniamo fermamente l’attacco del 25 agosto e la spirale di violenza che ne è seguita, fortemente preoccupati per la perdita di vite umane e la sofferenza dei rifugiati, prevalentemente donne e bambini che necessitano urgentemente di cibo, rifugi, acqua potabile e medicine.

Dagli anni ‘70 il Bangladesh ospita la minoranza Rohingya in fuga dal Myanmar nel distretto della città di Cox’s Bazar nella zona sud del paese. Negli anni a venire ci sono stati altri momenti di grande afflusso, fino a quello odierno e la situazione nei campi profughi è oramai spaventosa. Si stima infatti che prima di questa crisi, fossero già presenti nel paese 600.000 rifugiati. Le persone non sanno al momento cosa fare e come sopravvivere.

Crisi dei rifugiati Rohingya in Bangladesh | ActionaAid

ActionAid lavora in Myanmar dal 2001, in particolare con le comunità marginalizzate e collabora con le altre ONG internazionali presenti in loco, nonché con le organizzazioni locali della società civile, chiedendo alle autorità di facilitare l’accesso delle agenzie ONU e delle organizzazioni umanitarie affinché sia possibile soccorrere i civili.

Essendo presenti anche in Bangladesh stiamo intervenendo in soccorso dei civili in fuga con l’obiettivo iniziale di aiutare 2000 famiglie, per un totale di circa 10.000 persone.

Il nostro primo intervento prevede la distribuzione di riso, lenticchie e acqua potabile.

Ci occuperemo poi dei rifugi di emergenza e della distribuzione di kit igienici contenenti carta igienica, sapone, biancheria intima e disinfettante, per evitare il diffondersi di malattie e fornire alle donne il necessario per i giorni del ciclo mestruale.

Il nostro intervento, previsto in 3 diversi campi profughi, è in coordinamento con i servizi di emergenza del Bangladesh per portare taniche di acqua potabile alle comunità di rifugiati il prima possibile.

Chiediamo a tutte le parti in causa di fare il possibile per prevenire un’ulteriore escalation delle violenze.

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