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S(hell): l’inferno del petrolio nel Delta del Niger  | ActionAid S(hell): l’inferno del petrolio nel Delta del Niger  | ActionAid

S(hell): l’inferno del petrolio nel Delta del Niger 

Un documentario sugli impatti dell’industria dei combustibili fossili sulle comunità.

Non c'è più tempo: stop ai combustibili fossili

“Le combustioni di gas sono un'oppressione per questa comunità, che non potrà mai più coltivare nulla. Bisogna fare qualcosa", afferma Alice Goldsmith, leader di una comunità del Delta del Niger in Nigeria e una delle protagoniste del breve documentario S(hell), realizzato da ActionAid per mostrare gli impatti devastanti dell’industria del petrolio sull’area del Delta del Niger. 

Il documentario è stato lanciato proprio in questi giorni, in occasione di COP28, per rilanciare con forza l’appello ai Paesi industrializzati ad abbandonare una volta per tutte le fonti fossili e abbracciare una transizione giusta e sostenibile, che includa anche i Paesi più poveri, dove da sempre le risorse naturali vengono sfruttate a vantaggio di altri. 

Come evidenzia Teresa Anderson, responsabile globale per la giustizia climatica di ActionAid International: "La scienza ha dimostrato che stiamo vivendo con il tempo contato. L'unico modo per uscire da questa situazione è eliminare gradualmente i combustibili fossili in modo rapido, equo e per sempre. È ora di aumentare le energie rinnovabili per soddisfare il fabbisogno energetico delle persone e risolvere allo stesso tempo la crisi climatica.  Non possiamo limitarci ad annunciare obiettivi per i Paesi a basso reddito e non fornire i fondi per realizzarli. Gli obiettivi globali devono essere ambiziosi e devono essere finanziati, se vogliamo che valgano più della carta su cui sono scritti". 

Il caso del Delta del Niger è eclatante: qui le fuoriuscite di petrolio e il gas flaring, ossia la pratica che consiste nel bruciare il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio, hanno letteralmente distrutto la vita delle persone e l’ecosistema naturale. 

A seguito delle attività condotte da Shell, il territorio della comunità di Erhoboro un tempo fertile e pescoso è ora inquinato a livelli preoccupanti, con impatti sulla vita e sulla salute delle persone. L’acqua dei fiumi non si può più bere né utilizzare per la coltivazione dei campi e così alle famiglie non resta altro che disboscare le foreste e vendere il legname, pur di guadagnarsi da vivere. 

Andrew Mamedu, Direttore di ActionAid Nigeria, afferma: "Mentre il mondo, e in particolare le comunità del Sud globale, sono alle prese con gli effetti del riscaldamento globale, attività come il gas flaring non sono più sostenibili. L'esplorazione dei combustibili fossili è la causa principale della crisi climatica. Se vogliamo rimanere al di sotto della soglia di 1,5 gradi Celsius, come dichiarato nell'Accordo di Parigi, dobbiamo vietare l'esplorazione e l'uso dei combustibili fossili. La narrativa secondo cui il gas è un combustibile pulito e può essere utilizzato per la transizione verso le energie rinnovabili è guidata da società avide che mirano solo ai profitti. La vita delle persone deve venire prima di tutto".  

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