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Sradicati ma non spezzati: la forza e la tenacia degli agricoltori palestinesi 

Ossa rotte, alberi distrutti, attacchi quotidiani per cacciarci dalla nostra terra… eppure resistiamo” 

Il 2025 è stato uno degli anni peggiori per gli attacchi dei coloni durante la raccolta delle olive. 
Un periodo che per molte famiglie palestinesi dovrebbe essere pieno di gioia, si è trasformato ancora una volta in un momento di paura. 

Mahmoud, 53 anni, contadino del villaggio di Al-Maniya, vicino a Betlemme, racconta: 

“Quando sono andato a raccogliere le olive, sono stato aggredito da quasi venti coloni. Alcuni avevano armi pesanti, pistole… mi hanno colpito con fucili e bastoni, rompendomi una mano e procurandomi una frattura alla spina dorsale. Quella notte hanno distrutto più di cento dei miei alberi di ulivo e vite. Questi attacchi servono a privare la nostra terra dei suoi contadini, a costringerci a partire.” 

Da anni Mahmoud e la sua famiglia vivono sotto la costante minaccia della violenza dei coloni e dell’esercito di occupazione. 

“Come possiamo vivere così? Non mi sento più al sicuro e ho paura per i miei figli, per mia moglie.” 

Paesaggio brullo della Palestina con case bianche e una decina di piccoli ulivi

Per Mahmoud, come per molti agricoltori palestinesi, la raccolta delle olive rappresenta il culmine di un anno intero di lavoro. 
È il momento in cui si raccolgono i frutti della fatica, della cura e della speranza. 

“La cosa più dolorosa è essere attaccati nella tua stessa terra, nel periodo del raccolto. O non poter raggiungere i tuoi ulivi, o addirittura vederli distrutti davanti ai tuoi occhi senza poter fare nulla. Questo che ti uccide dentro.  

È come se morissi ogni giorno cinquanta volte guardando un albero che hai cresciuto come un figlio: ci hai messo il sudore, il sangue, la vita… e alla fine non puoi neanche avvicinarti.” 

Nonostante tutto, la resilienza degli agricoltori resta incrollabile. 

“Ossa rotte, alberi distrutti, attacchi quotidiani per cacciarci dalla nostra terra… eppure resistiamo. L’ulivo è la nostra vita, la nostra speranza, il nostro passato e il nostro futuro. È privato delle sue radici come lo siamo noi, ma continua a vivere. E così facciamo anche noi.” 

Quest’anno ActionAid Palestina ha sostenuto gli agricoltori delle aree di Betlemme e Hebron che, oltre alle restrizioni alla libertà di movimento, subiscono la violenza dei coloni. 
In collaborazione con la Joint Advocacy Initiative della YMCA, abbiamo fornito strumenti essenziali per la raccolta delle olive: scale, attrezzature e materiali utili a rendere possibile il lavoro nei campi. 

Jamil Sawalmeh, direttore di ActionAid Palestina, racconta: 

“La storia di Mahmoud, purtroppo, è una delle tante. Ogni anno vediamo aumentare gli attacchi ai contadini e ai loro alberi. L’occupazione non è solo territoriale: controlla i corpi, la mobilità, il futuro. Ogni stagione di raccolta è un promemoria brutale di tutto questo”. 

“I contadini palestinesi rappresentano la resilienza incarnata” continua Jamil “E gli ulivi sono un simbolo di questa forza. Come ActionAid siamo orgogliosi di sostenere i contadini in tutta la Cisgiordania. Anche quando vediamo gli alberi sradicati, non ci arrendiamo, perché sappiamo che il popolo palestinese resisterà.”

Mahmoud con il braccio sinistro fasciato e leato al collo intento a raccogliere le olive.

“ActionAid invita la comunità internazionale, i donatori, gli operatori umanitari, i difensori dei diritti umani e i Governi a essere solidali con i contadini palestinesi, proteggere la loro terra e i loro mezzi di sussistenza e difendere i loro diritti. 
La sistematica oppressione dei palestinesi deve essere affrontata in qualsiasi accordo di pace. Ignorarla significa consentirla.” 

Secondo il diritto internazionale, gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata sono illegali e devono essere smantellati, con l’allontanamento dei coloni. I palestinesi continuano a fronteggiare minacce quotidiane: demolizioni illegali, arresti di massa, violenza di genere, restrizioni ai movimenti, accesso limitato ai servizi essenziali come l’assistenza sanitaria e i mezzi di sussistenza. 

Mamohud sorridente insieme a suo nipote. Ha un braccio fasciato legato al collo.

Aiutaci a proteggere il diritto alla terra dei contadini palestinesi

Photocredit: Wattan Media Network/ ActionAid

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