Povertà alimentare e adolescenti in Italia
La povertà alimentare è un fenomeno vicino e quotidiano anche per i più giovani.
Lo evidenzia la ricerca qualitativa “Il malessere invisibile di non poter scegliere”, condotta da ActionAid, Università degli Studi di Milano e Percorsi di secondo welfare, nell’ambito del progetto DisPARI.
Lo studio restituisce le voci di un campione di adolescenti di Milano, Roma e Napoli, che raccontano rinunce silenziose e privazioni emotive: da chi evita inviti per non “pesare” sugli altri a chi salta i pasti, per lasciare il cibo ai fratelli più piccoli.
“Spero di avere un futuro migliore della mia adolescenza”, ha dichiarato una delle ragazze intervistate, riassumendo un malessere che non è solo legato al cibo ma alla perdita di dignità e di socialità.
I dati quantitativi della rilevazione nazionale realizzata con Webboh Lab in parallelo alla ricerca, confermano quanto emerso dalle interviste: la povertà alimentare, per gli adolescenti, è un problema concreto e che li riguarda da vicino.
Tre su dieci, infatti, pensano che nella propria zona ci siano persone che non mangiano a sufficienza, mentre il 73% ritiene che in Italia non tutti abbiano le stesse possibilità di seguire un’alimentazione sana.
Per gli adolescenti, inoltre, la vergogna pesa più del piatto vuoto e i social media contribuiscono ad amplificare la pressione: il 41% degli intervistati si sente spinto ad acquistare prodotti promossi in rete mentre il 35% dichiara di provare disagio confrontandosi online con ciò che mangiano gli altri.
Supportare le giovani e i giovani significa dunque andare oltre la semplice distribuzione di cibo in situazioni di indigenza.

“Servono politiche strutturali di protezione sociale come reddito, casa, lavoro dignitoso e servizi essenziali, affiancate da mense scolastiche universali e da politiche alimentari capaci di garantire a tutte e tutti accesso a cibo adeguato e di qualità – commenta Roberto Sensi, Responsabile Programma povertà alimentare per ActionAid Italia – “Sul territorio ci sono esperienze importanti di solidarietà e innovazione, ma non basta rafforzare le filiere dell’assistenza: serve un welfare più forte, capace di garantire diritti e non solo di rispondere ai bisogni.”