Nessuno sa cosa riserva il futuro.
Takaitei Bote di ActionAid è ora in Kenya per supportare le comunità locali nella risposta alla tragica crisi alimentare che sta colpendo il Paese. Milioni di persone vulnerabili, in particolare donne e ragazze, stanno soffrendo la fame. Questa è la sua testimonianza.
Da quando sono in Kenya non faccio altro che vedere fiumi asciutti, campi di mais improduttivi, carenza d’acqua, di cibo e prezzi alle stelle anche per i beni di prima necessità: tutto questo costringe le comunità a vivere con un solo pasto al giorno o a patire la fame.
Il Kenya e gli altri Paesi dell’Africa Orientale stanno affrontando la peggiore crisi alimentare degli ultimi decenni, dopo quattro anni di raccolti falliti, piogge irregolari e il costo del cibo in crescita vertiginosa a livello globale.
Ogni giorno fino a 20 milioni di persone in Kenya, Somalia ed Etiopia soffrono la fame, con picchi di malnutrizione tra i neonati e i bambini piccoli.
L’assenza di piogge e la siccità causata dal cambiamento climatico hanno ampiamente contribuito a peggiorare la crisi alimentare che già colpiva questi Paesi, mentre la guerra in Ucraina ha determinato un innalzamento dei costi delle materie prime a livelli record su scala globale, esacerbando una situazione già disperata.
Molte famiglie sono costrette a vendere il bestiame a metà del valore perché i pascoli sono aridi; al contempo il costo del bestiame non è più commisurato a quello dei beni essenziali, che è raddoppiato da febbraio 2022.
Gli effetti della crisi su donne e ragazze
Nelle contee di Kajiado e Makueni in Kenya, dove sono stata la scorsa settimana, i gruppi più vulnerabili di persone come le donne vedove, sole e anziane, i bambini e le persone con disabilità vivono alla giornata: le famiglie spesso non riescono a comprare abbastanza cibo per mangiare ogni giorno.
Quale futuro li attende? Le donne che ho incontrato in entrambe le contee sono costrette a privarsi del cibo, perché i loro figli e mariti possano mangiare.
A Makueni ho incontrato una donna che ha comprato due kilogrammi di mais: secondo lei, dureranno solo per tre giorni, per sfamare la sua famiglia. Un’altra donna mi ha raccontato che dà a suo marito una porzione più grande di cibo mentre lei mangia quantità più piccole perché non vuole che abbia fame o dimagrisca, inoltre, non vuole essere accusata dalla comunità di non prendersi cura della sua famiglia.
La carenza d’acqua è così grave che una famiglia di nove persone nella contea di Kajiado vive con soli tre litri di acqua al giorno per cucinare e bere. Questo significa che le donne non hanno acqua per lavarsi, nemmeno quando hanno le mestruazioni: una privazione della dignità personale e del diritto alla salute.
Una madre, Selela, mi ha detto: “Mi sveglio presto la mattina e passo l’intera giornata camminando; percorro più di otto chilometri da e verso la sorgente d’acqua. A volte torno senza acqua e a volte siamo costretti a farci bastare solo tre litri d’acqua in un giorno”.
Mentre trascorrono ore alla ricerca di acqua e percorrono lunghe distanze a stomaco vuoto, le donne lasciano soli i loro bambini senza che nessuno si prenda cura di loro, rendendoli vulnerabili agli abusi sessuali. Le ragazze più giovani stanno lasciando la scuola per aiutare le loro madri a prendere l’acqua.
Una donna mi ha raccontato che il suo bambino piange perché, senza cibo, lei non riesce a produrre abbastanza latte materno per nutrirlo.
“Vedere le donne sacrificarsi perché le loro famiglie non muoiano di fame e l’aumento del carico legato al lavoro di cura non retribuito, vedere le ragazze e le donne trascorrere ogni giorno diverse ore in cerca di acqua nei fiumi in secca e la violenza che affrontano, mi riempie di tristezza”.
La siccità ha determinato, inoltre, un incremento dei casi di gravidanza precoce, dei matrimoni precoci e delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Damaris Maithya, presidente del Kathonzweni Women Movement, che sta lavorando in collaborazione con ActionAid Kenya, mi ha riferito di numeri spaventosi:
“I nostri programmi di sensibilizzazione sulla violenza di genere sono riusciti in passato a contribuire alla riduzione dei casi di violenza contro donne e ragazze. Seguivamo da due a quattro casi al mese, ma ora siamo costretti a gestire oltre venti casi al mese a causa della siccità”.
Il nostro intervento
Le squadre di risposta alle emergenze stanno lavorando con partner locali in Kenya per fornire cibo, acqua e beni di prima necessità. Siamo riusciti ad aiutare 93.330 persone: con bonifici bancari, ripristinando le fonti d’acqua e distribuendo cibo alle famiglie più bisognose. Da gennaio 2022, abbiamo rivisto i nostri programmi e budget con l’obiettivo di dare una risposta concreta alla grave crisi alimentare in Africa Orientale.
Ad oggi, oltre 93.000 euro sono state destinati a programmi mirati a distribuire cibo nelle scuole, a trasferimenti di denaro per le famiglie e a interventi mirati a risolvere la crisi idrica. Ad esempio, stiamo collegando tubi e una pompa d’acqua a una diga per evitare che persone e bestiame anneghino mentre cercano di bere direttamente dalla sponda.
Inoltre, nell’ambito del nostro programma di risposta alla crisi alimentare in Africa Orientale, stiamo distribuendo pasti in 26 scuole fortemente colpite in tre aree della contea di Makueni con l’obiettivo di limitare l’abbandono scolastico. A partire da giugno 2022, ad oltre 5.000 alunni delle scuole primarie verrà servito un pasto a base di mais e fagioli direttamente nella loro scuola.
Come puoi aiutare?
Il nostro intervento è solo una goccia nell’oceano, considerando la gravità della crisi alimentare in Kenya e nell’Africa orientale. Milioni di persone che si stanno ancora riprendendo dalla devastante siccità che ha colpito la regione nel 2017: è necessaria una risposta su larga scala per evitare che ora si giunga a una catastrofe.
Abbiamo bisogno che i governi locali e nazionali investano risorse economiche per rispondere a questa emergenza e di fondi per aiutare le comunità.
Con il tuo aiuto interveniamo a fianco di chi ha più bisogno per garantire loro cibo e acqua pulita. Sosteniamo le comunità più colpite nello sviluppo di coltivazioni agricole che siano resilienti ai cambiamenti climatici e alle calamità naturali.
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